sabato 31 dicembre 2011

lo Show


‎....le mani si erano intorpidite, le cosce mi avevano rallentato e il fiato era di poco più caldo d'un ghiacciolo immerso nella vodka....nemmeno il sole che oscillava lento all'orizzonte in perfetta sincronìa con la mia andatura mi diede sollievo....e quando la nebbia fece capolino tra i miei pensieri, questi si fermarono.

mi resi conto che ero a terra, non sapevo da quanto.
mi resi conto che non sapevo se il capodanno fosse passato o meno.
"non è ancora passato, giovanotto." 
Bulgakov era in mezzo alla strada, le macchine lo sfioravano e lui non si scomponeva affatto.
"certo avresti dovuto inscenare la tua morte in un modo che più si addice alla tua epoca, nessuno avrebbe mai creduto che un poco di pressione bassa e uno svenimento qualsiasi ti avrebbe fatto battere la testa a quel modo" e indicò la mia fronte poco prima che inzuppassi le mie dita col sangue che mi colava lento sul viso.
"credevo fosse sudore"
"ci sono ancora troppe cose in cui credi e troppo lontana rimane la tua casa."
mi guardai attorno e pian piano i ricordi tornarono alla mente.
"su alzati, siamo in ritardo"
"ma in ritardo per cosa?"



Questa strada maledetta


una sera incontrai Bulgakov e inscenammo una gag che faceva più o meno, così:

(voce narrante, disimpegnata, a tratti spensierata, ma certamente non disincantata, tutt'altro, incantatrice)

...mi trovavo ad errare in quel di Concordia sulla Secchia quando ad un certo punto vidi uno zoppo zoppicare come si conviene a chi è uso camminare con le scarpe troppo strette e le gambe di gran fretta...
"oh buon uomo, ove andate 'sì prescioso ch'io non possa raccontarvi di questa strada la sua fine?"
"voi blaterate giovanotto. io non son buono, non son di fretta né tanto meno vedo nei paraggi la vostra strada maledetta!"
"ma allora voi siete un'allucinamento....un'alluci-nozione...."
"vorrete dire un'allucinazione?"
"...è che io v'ho già incontrato, non in questa vita certamente, non di questi tempi, ma lasciate ch'io vi dica ove porta questa strada maledetta, perché credetemi buon uomo, voi siete zoppo e siete pure di gran fretta...!!"



mercoledì 19 ottobre 2011

nella tana del Bianconiglio


mettiamo il caso che.
ipotizziamo cioé, così, in via del tutto ipotetica che si conosca il futuro.
ora, detto in parole povere, questa conoscenza deve necessariamente essere proporzionale alla comprensione dei fatti che la precedono, tuttavia, potrebbe esistere ancora la possibilità che si vada oltre questa semplice regola circa la comprensione dei fatti.
ecco, credo sia più o meno a questo punto che un certo TAM-TAM cominci a fare capolino alla mente sotto forma di una-sola-semplice-domanda: "come diavolo sono entrato nella tana del Bianconiglio?" e non c'è risposta, perché le cose non seguono più quella vecchia logica sin dal momento che la si è inconsciamente abbandonata entrando nella tana.
ora, l'unica domanda sensata che il viandante possa porsi è: "di che colore sarà mai il Bianconiglio?" 
fortuna vuole che la conoscenza di certe cose esiga sempre una moneta che viene forgiata in questo mondo.
sfortuna vuole che queste, siano invece cose dell'altro mondo.
"aspetta aspetta, non hai ancora detto la cosa più importante!!"
"e sarebbe?"
"la strada per la mia tana!"
"....beh come dire, è lì, dove guardando ad est si vede l'ovest e andando a nord si giunge a sud, un solo salto è sufficiente e sei già fuori dalla mente"
"...andiamo che è tardi !"





giovedì 6 ottobre 2011

cosa essere tu?

mettiamo il caso si abbia l'abilità di mescolare un pò di questo e un pò di quello, il potere cioé di far comparire in questo tutto ciò che è in quello, e mettiamo si sia anche capaci di velare il tutto rendendo quello come questo o questo come quello, ecco insomma, alla fine ci si potrebbe non stupire più che questo sia quello se lo si vede come questo, mi farebbe piuttosto impressione discernere ancora tra questo e quello come se questo fosse quello o viceversa, alché, l'abile mescolatore di questo e di quello, qualora lo incontraste, vi farebbe parlare di quello come non fosse questo lasciandovi credere che questo non divenga quello al termine della discussione, momento in cui nello stupore di questo vi renderete conto non solo che sia quello, ma di non aver visto in questo ciò che veramente era di quello ed è a quel punto che si chiederà - mio dio, ma come avete fatto? era davvero lo Stregatto! - oh beh, certo che lo era, non lo trovate delizioso? un pò di quello e un pò di questo, ciò che è in quello appare in questo...

sabato 1 ottobre 2011

Di questo Mare sono il Porto

per quale motivo devo sorreggere quel loro fiato facendo finta di non vedere che un tempo essi furono, e per quale motivo devo comprendere chi di loro venga visto da occhi che non siano i miei?
dove risiede quello sguardo che un tempo m'illudeva d'esser solo, quando invece non è più qui a protegger queste parole che vengon lette ancora prima d'esser scritte?
cosa cambia non lo so, so soltanto che quel lago silenzioso è ora popolato di creature, e quel che un tempo ritenevo fuori dal comune è solo un lago ricco di morti, di vite e di paure

si china uno di loro a guardarmi, giusto il tempo di capire se lo veda oppure no,  - ma non è lo sguardo! -  penso tra me ed avendomi sentito si ritrae alle sue altezze "ma tu ci vedi?"
non rispondo che con la testa e già mi attiro l'attenzione, altri due si avvicinano e una donna mi sorride "lasciatelo stare"
"ma lui ci vede!" dice ancora scomparendo (non so dove) quel gigante 
la sua voce è ancora qui da qualche parte, ma che strano, non sembra appartenere a questo scorrere del tempo
"come riesci a fare questo, figliolo?" 
mi giro e non c'è nessuno, mi rigiro e vedo un vecchio avvicinarsi lento e stanco "come riesce uno come te, a vedere uno come me? sarai mica tu ad esser morto ed io ad esser vivo?"
"tu ci senti!!" continua il gigante in qualche luogo della stanza
"e dimmi giovanotto, potresti anche metter pace ad un paio di faccende che ho in sospeso?"

e fu così che tutto ebbe inizio
e fu così che conobbi di questo gli altri mondi 
pieni d'avventure, di morti e di paure

"dunque è vero, tu ci vedi !!"

ed ancora me lo chiedi?
sì, ti vedo, tu sei qui, io di te conosco questo ed altri dì,
di coloro che verranno conosco gioia, dolore e affanno
e di coloro che son stati, io li vedo come un tempo sono nati

è perché non sono vivo,
è perché non sono morto,
della Partenza son l'Arrivo,



sabato 24 settembre 2011

La Materia


Sutra III
Tutti gli uomini hanno diritto di accedere allo Spirito e sono uguali davanti alla Comprensione, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito dello Spirito rimuovere gli ostacoli di ordine sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza degli uomini, impediscono il pieno sviluppo e l’effettiva partecipazione di tutti alla Vita.

Sutra II
Lo Spirito riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, ma richiede l'adempimento dei doveri inderogabili della Comprensione.

Sutra I
L'Uomo è uno Spirito fondato sulla Comprensione.
La Sovranità appartiene allo Spirito, che la esercita nelle forme e nei limiti della Materia.

Nulla supera l'Essere


Il paggetto uscì dal bosco che aveva ancora il fiatone.
Davanti a lui la casa del Venerabile e il fumo che usciva dal comignolo.
Aprì la porta agitando un foglio preoccupato. "Venerabile! Venerabile!"
Il Maestro stava preparando la zuppa con le meraviglie del suo Giardino, giardino che i più profani chiamavano "orto".
"Siedi e prendi fiato."
"Venerabile, l'hanno superata!" Il paggetto era tanto agitato che ancora non si sedette. "Hanno superato la velocità della luce!"
"Sei sicuro di quello che dici?"
"E' su tutti i giornali della Contea! Le teorie del Mago Einstein sembrano superate!! Com'è possibile Maestro?"
Il Venerabile controllò la zuppa e rimise il coperchio. "Stai sereno. Vedi, la natura di quella che chiamano luce non è discreta e nemmeno continua, contrariamente a quanto credono. Questo perché non hanno analizzato la natura dei sensi che permette loro di osservare qualsiasi fenomeno. I sensi dell'uomo stabiliscono già loro stessi la natura della manifestazione secondo la Sacra Legge."
"Quale legge Maestro?"
Il Venerabile rise. 
"Quale Legge?"
"La Legge del Tre. O della Trinità, come normalmente è conosciuta....o dovrei dire, come normalmente non è conosciuta."
"Dunque i sensi stabiliscono i limiti della Scienza?"
"Affatto, se davvero compresi, ne romperebbero gli argini conosciuti permettendo che l'Acqua scorra libera dal Cielo alla Terra. Conoscendo i 5 sensi, conosceresti il Sesto che li supera e li comprende tutti."
"Il Sesto Senso? Quello che permette a Voi di vedere il futuro e spostare gli oggetti?"
Il Venerabile rise e ricontrollò la zuppa. "Cos'hai su quel foglio?"
"Ho raccolto le notizie che sentivo lungo la strada."
"Dimmi la terza che hai sentito."
Il paggetto guardò il foglio, conscio che il Maestro ne conoscesse già il contenuto. "E' una grande scoperta! La scienza ha davvero messo a tacere questa volta tutti quei maghi e millantatori di false scienze che si traggono sempre indietro di fronte alla dimostrazione di fatti che dicono saper produrre!" Il paggetto guardò il Venerabile.
Il Venerabile non disse nulla e preparò il piatto con la zuppa per sé e il paggetto. 
"S'incontreranno mai Spirito e Materia?" Chiese il ragazzo.
Il Venerabile poggiò il piatto per il paggetto davanti a sé e lo fece scomparire di netto.
Il giovane si stropicciò gli occhi pur avendo visto altre volte simili prodigi. 
"La differenza tra Spirito e Materia è negli occhi di chi guarda." Il Venerabile rideva. "Così come solo buone zuppe incontrano buoni commensali." 
E il piatto si materializzò davanti al paggetto, come dal nulla.
"L'Essere supera Tutto, Nulla supera l'Essere."





lunedì 12 settembre 2011

Ricordi di un pomeriggio in Libano

Eravamo io, Sareed Naah e Kamoor 'el Makhud, quando Sareed ebbe l'ardire d'interrogare il Venerabile: "Oh potente Re della città dei Due Soli, come fate a produrre simili prodigi? il prodigio in voi sembra non avere alcun limite!!"

"sì.." aggiunsi io "...qual'è il più grande miracolo di cui siete capace?"

Il Venerabile guardò Kamoor, poi Sareed e poi me "il più grande miracolo di cui sono capace è essere due cose, voi non sapete chi siete allo stesso modo in cui non ricordate chi io sia, se vi ricordaste chi sono, sapreste il vostro Nome e quello di tutti gli Astri nel Cielo, alché il miracolo scomparirebbe pur lasciando inalterate le Stelle"

"E dunque...chi siamo?" chiese Kamoor
"Sì diccelo" Sareed si avvicinò al Venerabile

"Le parole si fermano nella memoria, e la vostra memoria le restituisce sempre al momento opportuno, ma non c'è alcuna traccia del Tempo nei miei prodigi e nessuno Spazio che possa contenere la Libertà dalla quale provengono"

"dunque.." chiesi "stando così le cose come potremo mai saperlo?"



mercoledì 10 agosto 2011

I Tre Messaggeri

Erano in tre ed erano disarmati. Li feci accompagnare fino alla Sala Principale.
Sapevo il motivo della loro visita, ma loro non lo conoscevano ancora. Erano spaventati, uno addirittura s'inginocchiò. Seguì il secondo sulla sinistra e quello centrale abbassò il capo iniziando a parlarmi. "E' il nostro Re che ci manda, chiediamo di lasciare un messaggio presso di Voi."
"Dite."
"Il nostro Re e i nostri soldati sono fieri di combattere contro di Voi, sanno non esista morte migliore di quella in battaglia e che non esista battaglia migliore di quella contro di Voi."
"Con cosa combatterete?"
"Armi Signore, abbiamo ottime armi e piani di battaglia mai pianificati prima che non riveleremo nemmeno sotto tortura Signore."
"Cosa fa vincere una battaglia secondo voi?"
"Oh Signore, deve perdonarci, ma non siamo in grado di rispondere a una simile domanda, lasciamo sia il destino a rispondere per noi."
"Contro cosa combatterete?"
"Contro il più grande Signore."
Mi voltai e mi feci dare una spada. "Se il vostro Re fosse davvero un Re non vi avrebbe mai mandato, perché saprebbe non esiste un motivo valido perché questa spada non debba trafiggervi il cuore." E passai la lama davanti le loro teste lasciando che il suono vibrasse lento nell'aria tagliando solo quella. "Se fosse davvero il vostro Re vi avrebbe fatto Combattere prima della battaglia e non sareste mai venuti ad elogiarvi nel mio Palazzo."
"Signore il nostro Re è sopra ogni cosa, ciò che lui decide per noi è certamente la migliore delle scelte."
"Se fosse il vostro Re non avrebbe deciso per voi e vi avrebbe insegnato che non esistono scelte, ma solo uomini inconsapevoli." Mi avvicinai al Messaggero. "Alza il capo e dimmi, cosa trafigge una Spada?"
Lentamente alzò la testa lasciandomi vedere la paura nei suoi occhi. "Non, non uccidetemi Signore, ho solamente eseguito un ordine del mio Re."
"Non esiste ordine che non provenga da te. Dimmi ora, cosa trafigge una Spada?" E vibrai la lama a pochi centimetri dalla sua testa. Lentamente l'avvicinai poi al viso.
"Non lo so Signore. Non lo so, ma non uccidetemi vi prego!"
"Se non risponderete non farete ritorno."
Il Messaggero mi guardò attonito. Sapevo cosa si sarebbe aspettato da me. E non era quello che stava vedendo. I suoi occhi parlavano più della sua bocca. "Voi, voi, perché fate questo, è contro....contro..."
"Contro cosa? contro le regole? ti fidi delle regole fatte dagli uomini? o degli ordini del tuo Re?" E lanciai la spada dietro di loro lasciando che si conficcasse in un arazzo. "Un vero arazzo non verrebbe mai trafitto. Cosa trafigge dunque una Spada? gli arazzi forse?"
"Ciò....ciò che non è vero, ciò che è falso." Rispose il Messaggero temendo di dire che avessi arazzi falsi nel mio Palazzo.
"Ti ho mentito, quell'arazzo è vero. La tua risposta è corretta." Feci loro cenno di alzarsi. "Trovate ciò che è falso, trovate il luogo in cui ogni battaglia viene vinta e ogni battaglia viene persa. Solo così onorerete la mia Guerra."
"Signore, cosa dovremo riferire al nostro Re?"
Feci cenno ai miei di accompagnarli fuori dalla mura con il necessario per il viaggio.







martedì 17 maggio 2011

Cinque giorni e un mantello

...e dopo aver bussato più volte alle pareti di questa casa, mosso libri, acceso rubinetti e spento luci financo a volteggiar sedie nell'aria con me sopra, lo spirito di Apollonio di Tiana mi apparve una sera in tutta la sua naturalezza. E non fu una di quelle apparizioni fantasmagoriche, bluastre che distinguono i morti dai vivi, quanto piuttosto la mera presenza di un barbone dai capelli legati seduto alla mia scrivania.

No dico.
La MIA scrivania.
E leggeva, per giunta.

"Che te ne fai di tutti questi libri giovanotto?"
Beh si, non era la prima volta che avrei discusso di letteratura con persone in grado di attraversare i muri, ma questa volta era diverso. Era diverso per il semplice fatto che era Apollonio di Tiana e Apollonio si sa, aveva la Conoscenza!

"Beh ecco, molti li ho abbandonati. Altri li devo ancora iniziare, ma in effetti mi servono sempre meno, se non altro per fugare la noia."
"Noia!? Giovanotto..." Fece alzandosi e togliendosi degli occhiali che non voglio nemmeno sapere con quale losco raggiro li abbia ottenuti. "...ho notato i corvi questa mattina. Immagino tu li abbia visti, che ne sei a conoscenza."
"Sono circa due mesi che vengono qua."
"Solo di mattina?"
"Prevalentemente di mattina, ma a volte, certe sere, precedono il verso di uno strano animale."
"Capisco."
"Credevo appartenesse a un cucciolo di volpe..."
"...già, un cucciolo di volpe." Sorrise Apollonio.
"Naa eh...!?"
"Vedi..." Fece scorrendo alcuni libri che aveva vicino. "...hai trovato qualcosa per la quale sono state distrutte città. Sono stati creati imperi, vendute cattedrali e demolite montagne. E tutto questo solo per vedere compiuto il fallimento di una ricerca. Sono morti uomini, sono spariti uomini e sono impazziti uomini!! Ma il Samsara è ancora qua, a fagocitarli tutti!!"
Parlava con molta calma e scandiva bene le parole. Parole che avevano una potenza che lui solo sapeva quante sfide avessero vinto.
"Giovanotto, non hai nemmeno la più pallida idea di cosa tu abbia smosso attraversando l'Oltretomba." Apollonio mi guardò dritto negli occhi. "Sei più conosciuto in quel mondo che in questo, ho sentito il tuo nome in ogni forma e puoi star certo che presto o tardi si organizzeranno per prendere ciò che hai."
"Non ho nulla che loro stessi non possano avere. E lo saprebbero se solo sapessero cosa stanno cercando."
"Sono qui per metterti in guardia dalla loro ignoranza, perché si organizzeranno veloci, più veloci di quanto tu creda e con la stessa velocità con la quale il tuo nome varcherà i confini dell'Ade."
"Ho capito." E cercai di allontanare il suo sguardo dal mantello nero richiudendo l'armadio.
"Quando parlo di organizzazione è proprio questo che intendo." E indicò la finestra. "Corvi. Strani animali, esseri come me che ti parlano alla luce del giorno." E mi guardò di nuovo dritto negli occhi. "O della notte."
Ma sapevo che era Apollonio e non uno di quei cosi raccapriccianti che una volta mi avrebbero fatto sudare freddo solo parlando.
"Hanno il diritto di cercare ciò che vogliono, e sono certo troveranno ciò che li ha mossi in questa ricerca, poiché non comprendono che il mio piano si estende a dismisura, oltre i confini della loro mente, precedendo di gran lunga le loro scelte."
"Giovanotto, hai cinque giorni. Cinque giorni e un mantello solo."



domenica 10 aprile 2011

23 Marzo 2011


...e mi sorprendo quando leggo la fermezza d'alcuni nel dir di conoscermi o di sapere ch'io sia. Sorrido pure quando costoro vanno oltre nel mar del giudizio navigando per acque di cui non sanno gli abissi. C'è chi mi stringe la mano e chi m'inquadra in un corpo. Chi mi sigilla nel nome o chi m'insegna la vita. E mi stupisco di quanto siano strette le corde dei loro violini, così esposte al mio sguardo e così fragili al suono che è sufficiente io dipinga due o tre note nell'aria, che la mia musica le farebbe tremare per tutta una vita.


Eppure lo dissi che nulla io sono di quello che sembro, ma la loro attenzione era altrove che non ricordan di me com'io ricordo di loro.


E ora sappi, caro lettore...

ciò che non conosci di me, io sono.




giovedì 17 marzo 2011

The Supreme




"Let no more trouble shake thy heart,
because thine eyes have seen
My terror with My glory."
(BG - XI, 49)




Lezioni di Massa Vol.I

...e chiudendo il libro conclusi la lezione dicendo agli studenti dell'Istituto Iperuraneo...

"una manifestazione, una trasformazione, è percepibile solo quando non c'è identificazione tra osservatore e sistema di riferimento; nell'identificazione il nulla e l'infinito sono le uniche cose percepite, e coincidono"
"ma cosa vuole dire con questo oh Grande Guru della Crusca!?"
"che un oggetto di massa infinita non ha possibilità di movimento, è non osservabile"

alché, in tono di sfida si alzò uno studente indiano del corso di Fisica originario di Chennai e in uno slang maccheronico tipico dell'Illinois mi fece....

"ma Potente Guru dei Quattro Cantoni, un oggetto puo' avere massa infinita?"
"forse non sai di essere tu l'oggetto della tua stessa domanda"
"ma posso considerarmi io un oggetto" ?
"per arrivare alla Conoscenza devi usare la logica e questa ti chiede, sei il corpo? sei la mente? o sei qualcos'altro?"
"si ma non mi ha risposto oh Supremo Maestro del Floppy Disk, innanzitutto la logica mi chiede: sei un oggetto Chandra?"
"la domanda è la stessa caro Subrahmanyan, e la risposta pure: la Coscienza ha una massa?"
"io non ho parlato di Coscienza, né lei ha elementi per stabilire che esista"
"ne ho parlato io infatti, e la domanda in quanto parola esprime un concetto che non è chiaro in te: CHI definisce l'oggetto? se non trovi CHI stabilisce cosa sia un oggetto non puoi trovare la risposta alla tua domanda poiché il Sistema non è descritto in maniera completa, la risposta dunque non potrà che essere incompleta"
"allora stabilito che IO definisco cosa sia un oggetto, posso IO avere massa infinita?"
"allo stesso modo in cui non ne hai, in questo modo l'Uroboro si chiude"
"per favore cerchi di non sforare in campi che non c'entrano nulla"
"nulla, appunto"
"appunto cosa?"
"tu sei Quello"
"io sono io, sono qui, con il mio corpo, di massa finita"
"eppure sono stati scoperti corpi senza massa ed è nota la natura duale della luce"
"e cosa c'entra con l'infinità di un corpo?"
"la luce ha un comportamento duale perché duale è l'osservatore che percepisce: tu sei colui che non percepisce, ma che è percepito"
"non la seguo più Venerabile Maestro della Chiusura Lampo"
"nell'osservare un fenomeno, Creazione compresa, abbiamo 3 elementi; osservatore, osservato e osservazione"
"non mi dica adesso che è la Trinità..."
"no Chandrasekhar, non lo è infatti"
"e dunque?"
"il comportamento dell'osservato dipende dalla natura dell'osservatore"
"e questa natura è duale?"
"bravo, colui che non ha una natura duale è lo stesso che può identificarsi in una natura duale"
"e dunque?"
"l'osservazione cambia a seconda della natura dell'osservatore; il Regno di cui parlava Gesù, una delle incarnazioni di Cristo, è osservabile utilizzando il potere dell'identificazione, dell'incarnazione stessa"
"in che modo?"
"con la logica! cos'altro sennò? e nella logica è compreso il suo stesso abbandono (disidentificazione da tutto)"
"cos'è la logica?"
"associazione"
"associazione di cosa?"
"osservatore (sensi), osservato (oggetto dei sensi) e osservazione (mondo sensibile)"
"oh Supremo Maestro delle Fettuccine, io credo lei stia delirando"
"il mio delirio è percepibile dalla tua mancata identificazione con il mio ragionamento, allo stesso modo in cui l'infinità del mare è percepibile dall'acquisita consapevolezza d'una goccia d'acqua"
"ripeto oh Sublime Guru del Bloody Mary, lei sta delirando; una goccia d'acqua non può avere consapevolezza di esserlo"
"le parole aiutano il processo d'identificazione allo stesso modo in cui non lo aiutano affatto caro Subrahmanyan; la tua vera natura è scevra da qualsiasi identificazione"


lunedì 31 gennaio 2011

...alla mia Evey

Vedete Madamoiselle, noi siamo i Vessilli d'una Volontà che da sempre abbiam dimenticato esser Vera, e la Vacuità percepita da una mente Vincente è sempre cosa Vana se paragonata alla Voracità del Vuoto che sostenta il tutto. Sosterrà questa Vita e questa calda Vendetta, perché io appartengo alla Verità che non verrà mai più detta, io sono il Verbo che si tramuta in Vittoria e sono il Vaso che chiamate Pandora. Non c'è Vista per Vedere il mio Viso, né Volere che mi strappi un sorriso.

Nel darle Voce mi conceda dolcezza, d'alzare il Volume.
Io sono V, o se Volete...la Vendetta d'un Nume.


lunedì 3 gennaio 2011

Il Sacro

E' vicino, ma non so cosa sia.
Mi conosce, e non so dove sia.
Non ha nome, né bisogno d'un volto,
né di un'ombra che ne porti sconforto.

Non è luce e nel buio conduce,
ed è un passaggio senza ritorno,
come La Notte ancor prima del Giorno.

E' qualcosa di muto e tremendo che m'alita 'l cuore,
così letale e incombente che l'aria stessa trasuda di Fine.
Su questa Scena scende la Luna e mi porta al Confine
e ai miei occhi Lei mostra dell'orror le Colline.

Non posso far altro che sfidarlo alla Morte,
con in pugno la Vita e d'un Mondo la sorte.
Sono un Uomo, sono un Essere Umano,
combatterò questo e quest'altro Titano.